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Fra la tarda età del bronzo e l'età del ferro l'area dell'alto Anapo è stata densamente popolata. Durante il XIII sec. a.C., infatti, sotto le pressioni di invasori provenienti dal mare (Siculi, Ausoni, Morgeti), le popolazioni dislocate lungo i villaggi costieri si spostano verso le alture dell'interno: nascono così pochi grandi centri, occupanti posizioni impervie che non rispondono a criteri di opportunità economica, bensì ad esigenze difensive che in un clima di costante insicurezza ed ostilità sono divenute preminenti.
Il più importante di questi insediamenti occupa il colle delimitato dalle valli dell'Anapo e dei torrenti Sperone e Calcinara: costituirà la capitale ed il modello organizzativo della Sicilia orientale fino all'VIII sec. a. C., quando ne sarà decretata la fine dall'espansione di Siracusa nel retroterra. Chiamato Pantalica solo in epoca medievale, viene oggi identificato con l'antica Hybla, il cui re, Hyblon, concedette ai Megaresi di Lamis di stanziarsi in quella parte del suo territorio dove essi fondarono Megara Hyblaea.
Le ragioni del lungo perdurare della civiltà di Pantalica-Hybla nei secoli vanno ricercate in una riuscita (seppur disagevole) integrazione con l'aspro ambiente ibleo.
L'assetto organizzativo delle comunità preelleniche qui insediate doveva incardinarsi nell'ecosistema della cava, che con il suo binomio di acque perenni e lussureggiante vegetazione arborea offriva risposta a tutti i bisogni essenziali: continua dotazione idrica, ampia possibilità di caccia e pesca, abbondante legname da utilizzare come combustibile o materiale per costruzione. Le grandi pareti calcaree, poi, da un canto fungevano da validissime fortificazioni naturali dell'insediamento, disposto lungo il pianoro; dall'altro rispondevano alla peculiare usanza di seppellire i defunti entro grotticelle scavate nella roccia, offrendo le superfici ideali da sforacchiare ed intagliare.
A testimonianza dell'abitato preistorico e protostorico, costituito probabilmente da agglomerati di capanne in pietrame e terra o legname, rimangono le basi di un anaktoron (palazzo del principe), realizzato con tecnica megalitica come i palazzi del mondo miceneo, ed oltre cinquemila tombe rupestri, a pianta ellittica o quadrangolare, che conferiscono alle formazioni rocciose l'aspetto di giganteschi alveari. Sono riunite in cinque vaste necropoli (Nord, Nord-Ovest, Sud, Filiporto e Cavetta), riferite a tre diverse fasi culturali.
Le vestigia dell'anaktoron foto di C. Milluzzo |
Necropoli Nord foto di C. Milluzzo |
Necropoli Nordovest foto di C. Milluzzo |
Un sepolcro della Necropoli Sud foto di F. Giaccotto |